SAN FILIPPO NERI, Sacerdote

 

O mio caro e santo patrono Filippo

io mi butto fra le tue braccia e per amore di Gesù,

per amore di quell’amore che fece di te un eletto ed un santo,

io ti supplico di pregare per me,

affinché come Egli ha condotto te al cielo,

così a suo tempo conduca al cielo pure me.

Tu hai provato le tribolazioni ed i periodi di questa vita;

tu conoscesti bene quale conto si debba fare agli assalti del maligno,

degli scherni del mondo e delle tentazioni della carne e del sangue.

Tu apprendesti quanto sia debole l’umana natura,

e quanto sia traditore il cuore umano

e questo ti ha colmato di una simpatia e di una compassione

così tenera che anche ora godi della gioia di una gloria ineffabile

e di una ineffabile beatitudine,

puoi, io lo so, dedicare a me un pensiero.

Ricordati dunque di me, o mio caro san Filippo,

ricordatene nonostante che io talvolta sembri dimenticarmi di te.

Ottienimi tutte quelle cose che mi sono necessarie a perseverare

nella grazia di Dio ed operare la mia salute eterna.

Ottienimi mediante la tua potente intercessione,

la forza necessaria a combattere una buona battaglia,

a rendere testimonianza del mio Dio e della mia religione,

in mezzo ai peccatori, la forza di reggere allorché Satana

vorrebbe schernirmi o forzarmi a fare qualche cosa di male,

la forza di superare me stesso, di fare tutto il mio dovere

e così poter andare esente da colpa nel giorno del giudizio.

Vaso dello Spirito Santo, apostolo di Roma,

santo dei tempi primitivi,

prega per me.

 

 

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SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO

[ Sion, loda il Salvatore, 
la tua guida, il tuo pastore 
con inni e cantici. 

Impegna tutto il tuo fervore: 
egli supera ogni lode, 
non vi è canto che sia degno. 

Pane vivo, che dà vita: 
questo è tema del tuo canto, 
oggetto della lode. 

Veramente fu donato 
agli apostoli riuniti 
in fraterna e sacra cena. 

Lode piena e risonante, 
gioia nobile e serena 
sgorghi oggi dallo spirito. 

Questa è la festa solenne 
nella quale celebriamo 
la prima sacra cena.

E il banchetto del nuovo Re, 
nuova, Pasqua, nuova legge; 
e l’antico è giunto a termine. 

Cede al nuovo il rito antico, 
la realtà disperde l’ombra: 
luce, non più tenebra. 

Cristo lascia in sua memoria 
ciò che ha fatto nella cena: 
noi lo rinnoviamo,

Obbedienti al suo comando, 
consacriamo il pane e il vino, 
ostia di salvezza. 

È certezza a noi cristiani: 
si trasforma il pane in carne, 
si fa sangue il vino. 

Tu non vedi, non comprendi, 
ma la fede ti conferma, 
oltre la natura. 

È un segno ciò che appare: 
nasconde nel mistero 
realtà sublimi.

Mangi carne, bevi sangue; 
ma rimane Cristo intero 
in ciascuna specie. 

Chi ne mangia non lo spezza, 
né separa, né divide: 
intatto lo riceve. 

Siano uno, siano mille, 
ugualmente lo ricevono: 
mai è consumato. 

Vanno i buoni, vanno gli empi; 
ma diversa ne è la sorte: 
vita o morte provoca. 

Vita ai buoni, morte agli empi: 
nella stessa comunione 
ben diverso è l’esito! 

Quando spezzi il sacramento 
non temere, ma ricorda: 
Cristo è tanto in ogni parte, 
quanto nell’intero. 

È diviso solo il segno 
non si tocca la sostanza; 
nulla è diminuito 
della sua persona. ]

Ecco il pane degli angeli, 
pane dei pellegrini, 
vero pane dei figli: 
non dev’essere gettato. 

Con i simboli è annunziato, 
in Isacco dato a morte, 
nell’agnello della Pasqua, 
nella manna data ai padri. 

Buon pastore, vero pane, 
o Gesù, pietà di noi: 
nutrici e difendici, 
portaci ai beni eterni 
nella terra dei viventi. 

Tu che tutto sai e puoi, 
che ci nutri sulla terra, 
conduci i tuoi fratelli 
alla tavola del cielo 
nella gioia dei tuoi santi.

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NUOVO FORUM CATTOLICO

Carissimi Fratelli e Sorelle,
è attivo il mio nouvo forum cattolico: http://cuoresacerdotale.forumfree.net
 
Chi lo desidera può iscriversi e se ha piacere di diventare moderatore di qualche sezione
me lo faccia sapere al più presto. Sarò felicissimo di collaborare.
Un abbraccio nel Signore e buona solennità della Santissima Trinità.
 
Fr. Roberto
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GIOVEDI SANTO DELLA CENA DEL SIGNORE

   




GIOVEDI’
SANTO
CENA DEL SIGNORE





 





 

LETTURE: Es
12, 1-8. 11-14; Sal 115; 1Cor 11, 23-26; Gv 13, 1-15

  

Cristo
sacerdote istituisce il sacramento
dell’amore

L’istituzione
dell’Eucaristia
come
rito memoriale della «nuova ed eterna alleanza» è certamente
l’aspetto più evidente della celebrazione odierna che del resto
giustifica la sua solennità proprio con un richiamo «storico» e
figurativo dell’avvenimento compiuto nell’ultima cena. Ma è
lo stesso messale romano che invita a meditare su altri due aspetti
dei mistero di questo giorno: l’istituzione del
sacerdozio ministeriale
e il servizio
fraterno della carità.
Sacerdozio e carità sono, in effetti,
strettamente collegati con il sacramento dell’Eucaristia, in quanto
creano la comunione fraterna e indicano nel dono di sé e nei servizio il
cammino della Chiesa.

Gesù
lava i piedi ai suoi: è un gesto di amore
E’
significativo il fatto che Giovanni, nel riferire le ultime ore di Gesù con i
suoi discepoli e nel raccogliere nei «discorsi dell’ultima cena» i temi
fondamentali del suo vangelo, non riferisca i gesti rituali sui pane e sul vino
come gli altri evangelisti: eppure era questo un dato antichissimo della
tradizione, riportato in una forma ben definita dal primo documento che ne
parla, la lettera di Paolo ai Corinzi (prima lettura). Giovanni richiama
l’attenzione sul gesto di Gesù che lava i piedi ai suoi e lascia, come suo
testamento di parola e di esempio, di fare altrettanto tra i fratelli. Non
comanda di ripetere un rito, ma di fare
come

lui, cioè di rifare in ogni tempo e in ogni comunità gesti di servizio
vicendevole — non standardizzati, ma sgorgati dall’inventiva di chi ama —
attraverso i quali sia reso presente l’amore di Cristo per i suoi («li amò
sino alla fine»). Ogni gesto di amore diventa così «sacramento», cioè
visibilizzazione, incarnazione, linguaggio simbolico dell’unica realtà:
l’amore del Padre in Cristo, l’amore in Cristo dei credenti.

Gesù
dà se stesso in cibo: è il sacramento dell’amore
Il
Giovedì santo, con il suo richiamo «anniversario» all’evento
dell’ultima cena, pone al centro della memoria ecclesiale il segno
dell’amore gratuito, totale e definitivo: Gesù è l’Agnello pasquale che
porta a compimento il progetto di liberazione iniziato nel primo esodo (cf prima
lettura); il suo donarsi nella morte è l’inizio di una presenza nuova e
permanente; «il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza, il
suo sangue per noi versato è la bevanda che ci redime da ogni colpa» (prefazio
della ss. Eucaristia I). Partecipare consapevolmente all’Eucaristia, memoriale
dei Sacrificio di Gesù, implica avere per il corpo ecclesiale di Cristo quel
rispetto che si porta al suo corpo eucaristico. La presenza reale del Signore
morto e risuscitato nel pane e nel vino su cui si pronuncia l’azione di grazie
(cf seconda lettura), si estende, sia pure in altro modo, alla persona dei
fratelli, specialmente dei più poveri (cf tutto il contesto della 1
Cor
11). «In questo grande mistero tu (o Padre) nutri e santifichi i tuoi
fedeli, perché una sola fede illumini e una sola carità riunisca l’umanità
diffusa su tutta la terra» (prefazio della ss. Eucaristia II). Chi dunque fa
discriminazioni, chi disprezza gli altri, chi mantiene le divisioni nella
comunità «non riconosce il corpo del Signore». La sua non è più la Cena dei
Signore, ma un rito vuoto che segna la sua condanna.

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GIOVEDI SANTO – Messa dell’Olio Crisma

BENEDIZIONE DELL’OLIO DEGLI INFERMI
O Dio, Padre di
consolazione, che per mezzo del tuo Figlio hai voluto recare sollievo alle
sofferenze degli infermi, ascolta la preghiera della nostra fede: manda
dal cielo il tuo Spirito Santo Paraclito su quest’olio, frutto dell’olivo,
nutrimento e sollievo del nostro corpo; effondi la tua santa 
benedizione perché quanti riceveranno l’unzione ottengano conforto nel
corpo, nell’anima e nello spirito, e siano liberati da ogni malattia,
angoscia e dolore. Questo dono della tua creazione diventi olio santo da
te benedetto per noi, nel nome del nostro Signore Gesù Cristo
[che
vive e regna con te per tutti i secoli dei secoli
].  
[Tutti:
Amen
].

   


BENEDIZIONE
DELL’OLIO DEI CATECUMENI

O Dio,
sostegno e difesa del tuo popolo, benedici quest’olio nel quale hai voluto
donarci un segno della tua forza divina; concedi energia e vigore ai
catecumeni che ne riceveranno l’unzione, perché illuminati dalla tua
sapienza, comprendano più profondamente il Vangelo di Cristo; sostenuti
dalla tua potenza, assumano con generosità gli impegni della vita
cristiana; fatti degni dell’adozione a figli, gustino la gioia di
rinascere e vivere nella tua Chiesa.  Per Cristo nostro Signore.  
[Tutti:
Amen
].

 
BENEDIZIONE DEL
CRISMA
 
Se non è stato fatto in precedenza, a questo punto il vescovo versa i
profumi nell’olio e prepara il crisma. Poi invita tutti alla preghiera con 
con queste parole o con altre simili:

Fratelli carissimi,
rivolgiamo la nostra preghiera a Dio Padre onnipotente, perché benedica e
santifichi quest’olio misto a profumo, e coloro che ne riceveranno
l’unzione siano interiormente consacrati e resi partecipi della missione
di Cristo redentore.

Tutti pregano
per breve tempo in silenzio.
Quindi il vescovo canta o dice una delle orazioni seguenti:
O Dio, fonte
prima di ogni vita e autore di ogni crescita nello spirito, accogli il
gioioso canto di lode che la Chiesa ti innalza con la nostra voce.
Tu in principio facesti spuntare dalla terra alberi fruttiferi e tra
questi l’olivo, perché dall’olio fluente venisse a noi il dono del
crisma.
Il profeta Davide, misticamente presago dei sacramenti futuri, cantò
quest’olio, che fa splendere di gioia il nostro volto.
Dopo il diluvio, lavacro espiatore dell’iniquità del mondo, la colomba
portò il ramoscello d’olivo, simbolo dei beni messianici, e annunziò che
sulla terra era tornata la pace.
Nella pienezza dei tempi si sono avverate le figure antiche quando,
distrutti i peccati nelle acque del Battesimo, l’unzione dell’olio ha
fatto riapparire sul volto dell’uomo la tua luce gioiosa.
Mosè, tuo servo, per la tua volontà purificò con l’acqua il fratello
Aronne e con la santa unzione lo consacrò sacerdote.
Il valore di tutti questi segni si rivelò pienamente in Gesù Cristo tuo
Figlio e nostro Signore.
Quando egli chiese il battesimo a Giovanni nelle acque del fiume Giordano,
allora tu hai mandato dal cielo in forma di colomba lo Spirito Santo e hai
testimoniato con la sua stessa voce, che in lui, tuo Figlio unigenito,
dimora tutta la tua compiacenza. Su di lui a preferenza di tutti gli altri
uomini, hai effuso l’olio di esultanza profeticamente cantato da Davide.

 

I
concelebranti, senza dir nulla, stendono la mano destra verso il crisma e
la tengono così sino al termine dell’orazione.
Ora ti
preghiamo, o Padre: santifica con la tua benedizione quest’olio, dono
della tua provvidenza; impregnalo della forza del tuo Spirito e della
potenza che emana dal Cristo dal cui santo nome è chiamato crisma l’olio
che consacra i sacerdoti, i re, i profeti e i martiri.
Confermalo come segno sacramentale di salvezza e vita perfetta per i tuoi
figli rinnovati nel lavacro spirituale del Battesimo. Questa unzione li
penetri e li santifichi, perché liberi dalla nativa corruzione, e
consacrati tempio della tua gloria, spandano il profumo di una vita santa.
Si compia in essi il disegno del tuo amore e la loro vita integra e pura
sia in tutto conforme alla grande dignità che li riveste come re,
sacerdoti e profeti.
Quest’olio  sia crisma di salvezza per tutti i rinati dall’acqua e
dallo Spirito Santo; li renda partecipi della vita eterna e commensali al
banchetto della tua gloria. Per Cristo nostro Signore.
[Tutti:
Amen
].

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DOMENICA DELLE PALME – La Passione del Signore

Passione
di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo



Vangelo
 
Mt
26,14-27,66
La
passione del Signore

Indicazioni
per la lettura dialogata: 
X
= Gesù; 

C
=
Cronista; 
P
=Popolo
  
Quanto
mi volete dare perché io ve lo consegni?
 

C
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota,
andò dai sommi sacerdoti e disse:
P «Quanto
mi volete dare perché io ve lo consegni?».
C
E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel
momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo. 

Dove
vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?

 

Il
primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli
dissero:
P
«Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?». C
Ed egli rispose:

X «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti
manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei
discepoli».
C I
discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la
Pasqua. 

Uno di voi mi tradirà
Venuta la sera, si mise a mensa con i
Dodici. Mentre mangiavano disse:
†  «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». C
Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno
a domandargli:
P «Sono
forse io, Signore?» .
C Ed
egli rispose:
X «Colui
che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio
dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il
Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non
fosse mai nato!».
C
Giuda, il traditore, disse: P
«Rabbì, sono forse io?». C
Gli rispose:
X «Tu l’hai detto». 

Questo è il mio corpo; questo è il mio
sangue

C Ora,
mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la
benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo:
†  «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». C
Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede
loro, dicendo:
X «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue
dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. Io vi dico
che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in
cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio». 
C E
dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 

Percuoterò il pastore e saranno disperse
le pecore del gregge

Allora Gesù disse loro:
X
«Voi tutti vi scandalizzerete per
causa mia in questa notte. Sta scritto infatti: "Percuoterò il
pastore e saranno disperse le pecore del gregge", ma dopo la mia
risurrezione, vi precederò in Galilea». 
C E
Pietro gli disse:
P «Anche
se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai».
C
Gli disse Gesù:
X «In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il
gallo canti, mi rinnegherai tre volte».
C E Pietro gli rispose: P
«Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò». C
Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli. 

Cominciò a provare tristezza e angoscia
Allora Gesù andò con loro in un
podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli:
X «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». C
E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò
a provare tristezza e angoscia. Disse loro:
X «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e
vegliate con me».
C E
avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo:
X
«Padre mio, se è possibile, passi da
me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». 

 

C
Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse
a Pietro:
X «Così
non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me? Vegliate e
pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne
è debole».
C
E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo:
X
«Padre mio, se questo calice non può
passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà».
C
E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli
occhi loro si erano appesantiti. E lasciatili, si allontanò di nuovo e
pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò
ai discepoli e disse loro:
X «Dormite
ormai e riposate! Ecco, è giunta l’ora nella quale il Figlio dell’uomo
sarà consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui
che mi tradisce si avvicina». 

Misero le mani addosso a Gesù e lo
arrestarono

C Mentre
parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran
folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani
del popolo. Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo:
P
«Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». C
E subito si avvicinò a Gesù e disse: P
«Salve, Rabbì!». C E lo baciò. E Gesù gli disse:
X
«Amico, per questo sei qui!» . C
Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e
lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano
alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote
staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse:
X «Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che
mettono mano alla spada periranno di spada. Pensi forse che io non possa
pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di
angeli? Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali
così deve avvenire?».
C In
quello stesso momento Gesù disse alla folla:
X «Siete usciti come contro un brigante, con spade e
bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad
insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché
si adempissero le Scritture dei profeti».
C Allora
tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono. 

Vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla
destra di Dio

Or quelli che avevano arrestato Gesù,
lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano
riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito da
lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si
pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione. 
I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa
testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte; ma non riuscirono a
trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni.
Finalmente se ne presentarono due, che affermarono:
P «Costui
ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre
giorni» .
C Alzatosi
il sommo sacerdote gli disse:
P «Non
rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?».
C
Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: P
«Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu
sei il Cristo, il Figlio di Dio».
X «Tu l’hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico: d’ora
innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio, e venire
sulle nubi del cielo». 
C Allora
il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo:
P
«Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di
testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?».
C
E quelli risposero: P «E’ reo di morte!». C Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri
lo bastonavano, dicendo:
P «Indovina,
Cristo! Chi è che ti ha percosso?». 

Prima che il gallo canti, mi rinnegherai
tre volte

C Pietro
intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò
e disse:
P «Anche
tu eri con Gesù, il Galileo!».
C Ed
egli negò davanti a tutti:
P «Non
capisco che cosa tu voglia dire».
C Mentre
usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti:
P
«Costui era con Gesù, il Nazareno». C
Ma egli negò di nuovo giurando: P
«Non conosco quell’uomo». C
Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a
Pietro:
P «Certo
anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!».
C
Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: P
«Non conosco quell’uomo!». C
E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò delle parole
dette da Gesù: «Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte».
E uscito all’aperto, pianse amaramente. 

Consegnarono Gesù al governatore Pilato
Venuto il mattino, tutti i sommi
sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per
farlo morire. Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al
governatore Pilato. 
Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si
pentì e riportò le trenta monete d’argento ai sommi sacerdoti e agli
anziani dicendo:
P
«Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». C
Ma quelli dissero: P «Che ci riguarda? Veditela tu!». C
Ed egli, gettate le monete d’argento nel tempio, si
allontanò e andò ad impiccarsi. Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel
denaro, dissero:
P «Non
è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue».
C
E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio
per la sepoltura degli stranieri. 
Perciò quel campo fu denominato "Campo di sangue" fino al
giorno d’oggi. Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta
Geremia: E presero trenta denari d’argento, il prezzo del venduto, che i
figli di Israele avevano mercanteggiato, e li diedero per il campo del
vasaio, come mi aveva ordinato il Signore. 

Sei tu il re dei Giudei?
Gesù intanto comparve davanti al
governatore, e il governatore l’interrogò dicendo:
P
«Sei tu il re dei Giudei?». C
Gesù rispose
X «Tu lo dici». C E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non
rispondeva nulla. 

 

Allora
Pilato gli disse:
P
«Non senti quante cose attestano contro di te?». C
Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande
meraviglia del governatore. 
Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al
popolo un prigioniero, a loro scelta. Avevano in quel tempo un
prigioniero famoso, detto Barabba. Mentre quindi si trovavano riuniti,
Pilato disse loro:
P
«Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il
Cristo?».
C Sapeva
bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. 
Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire:
P
«Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui
molto turbata in sogno, per causa sua».
C Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a
richiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò:
P
«Chi dei due volete che vi rilasci?». C
Quelli risposero: P «Barabba!». C Disse
loro Pilato:
P «Che
farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?» . Tutti gli risposero:
P
«Sia crocifisso!». C Ed egli aggiunse: P «Ma che male ha fatto?». C
Essi allora urlarono: P
«Sia crocifisso!» . 
C
Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto
cresceva sempre più, presa dell’acqua, si lavò le mani davanti alla
folla:
P
«Non sono responsabile (disse) di questo sangue;
vedetevela voi!».
C E
tutto il popolo rispose:
P «Il
suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli».
C
Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare
Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso. 

Salve, re dei Giudei!
Allora i soldati del governatore
condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte.
Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una
corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi
mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano:
P «Salve, re dei Giudei!». C
E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo
percuotevano sul capo. 
Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero
indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo. 

Insieme con lui furono crocifissi due
ladroni

Mentre uscivano, incontrarono un uomo
di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di
lui. Giunti a un luogo detto Golgota, che significa luogo del cranio,
gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non
ne volle bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti
tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia. Al di sopra del
suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: «Questi è
Gesù, il re dei Giudei». Insieme con lui furono crocifissi due
ladroni, uno a destra e uno a sinistra. 

Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla
croce!

E quelli che passavano di là lo
insultavano scuotendo il capo e dicendo:
P «Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre
giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!».
C
Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo
schernivano:
P «Ha
salvato gli altri, non può salvare se stesso. E’ il re d’Israele,
scenda ora dalla croce e gli crederemo. Ha confidato in Dio; lo liberi
lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!».
C
Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo
stesso modo.

Elì, Elì, lemà sabactàni?
Da mezzogiorno fino alle tre del
pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a
gran voce:
X «Elì,
Elì, lemà sabactàni?» ,
C che
significa:
X «Dio
mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
C Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: P
«Costui chiama Elia». C
E subito uno di loro corse a prendere una spugna e,
imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere.
Gli altri dicevano:
P «Lascia,
vediamo se viene Elia a salvarlo!».
C E Gesù, emesso un alto grido, spirò. 

(Qui
si genuflette e si fa una breve pausa)

 


Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra
si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi
di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua
risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il
centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il
terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e
dicevano:
P «Davvero costui era Figlio di Dio!». 
C C’erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse
avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala,
Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo. 

Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo depose nella
sua tomba nuova

Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatea,
chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù.
Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò
che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse
in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era
fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del
sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala
e l’altra Maria.


Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come
credete

Il giorno dopo, che era quello successivo alla
Parascève, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei,
dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore disse mentre
era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il
sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo
rubino e poi dicano al popolo: E’ risuscitato dai morti. Così
quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!».
C
Pilato disse loro: P «Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete». C
Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e
mettendovi la guardia.

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SAN GIUSEPPE, SPOSO DELLA BEATA VERGINE MARIA (Solennità anticipata dal giorno 19)

San Giuseppe campione di Fede:


La vita di San Giuseppe è stata veramente travolta dalle iniziative di
Dio, iniziative misteriose, iniziative al di là della possibilità di
capire. San Giuseppe si è lasciato condurre perché era giusto e
"giusto" è l’uomo che vive di fede.
Dove
lo porta il Signore? Non lo sa, Dio non glielo dice, non gli spiega
niente e lui obbedisce lo stesso. Ha sempre detto di sì con la vita,
non con le parole. Non ha mai avuto questioni da sollevare, dubbi da
proporre.

San Giuseppe agisce nel silenzio:



E come è fecondo questo silenzio! Esso permette che tra la parola di
Dio e l’obbedienza di San Giuseppe non ci sia soluzione di continuità.
Dio parla e San Giuseppe fa.
"Non temere…", e lui non teme, tutti i drammi sono finiti.
"Alzati…", e lui si alza, eccolo già per strada .
"Ritorna…", ed è già di ritorno.
Questa immediatezza di San Giuseppe a tutti i cenni del Signore, ci dimostra la sua bella disposizione interiore!

San Giuseppe è l’Umile:


È
stupendo questo esempio di San Giuseppe che, pur essendo capo di casa,
è semplicemente a servizio, con una familiarità fatta di abbandono e di
continua dedizione. San Giuseppe non misura la vita di Gesù e della
Vergine sulle sue esigenze, ma mette la sua vita a servizio delle loro.
Non parte per l’Egitto quando fa comodo a lui, ma quando l’interesse di
Gesù lo richiede.

San Giuseppe è un uomo coerente:


San
Giuseppe è un laico nel senso più pregnante della parola, laico perché
non caratterizzato da nessuna funzione ufficiale: è un uomo come tutti,
inserito fino in fondo nelle realtà terrene per offrirle come supporto
all’Incarnazione. Il Verbo si incarna in una famiglia di cui San
Giuseppe è il capo e vive nella realtà delle creature umane, nella
condizione più universale, che è quella del lavoro e della povertà. San
Giuseppe ci insegna come si offra al Cristo il servizio di una vita
totalmente inserita nelle realtà terrene.
Il suo non è un patronato
più o meno trionfalistico, ma qualcosa di più profondo, che deriva da
una realtà interiore. San Giuseppe ci fa comprendere il contenuto del
servizio per il Regno e ci aiuta ad essere nella storia della salvezza
coloro che in Cristo credono, a Cristo obbediscono e di Lui si fidano.

Dalla
iniziativa di Dio San Giuseppe si trova inserito in modo estremamente
compromissivo nel mistero dell’Incarnazione del Verbo:

  • San Giuseppe è lo sposo di Maria
  • San Giuseppe sarà il padre putativo di Gesù
  • Porterà avanti l’Incarnazione come avvenimento storico, come fatto umano e societario.
  • Sarà
    San Giuseppe a presiedere la famiglia di Nazareth, a sostenerla con il
    suo lavoro, a difenderla e a proteggerla, senza fare la parte del
    protagonista, ma lasciando a Dio di esserlo.

  • San Giuseppe è il
    custode della più alta e sacra verginità, quella di Maria, e della
    immacolatezza del Figlio di Dio. E come lo è stato? Non mettendosi a
    dire: qui ci sono io che li difendo tutti e due, ma scomparendo.. Ha
    custodito la santità di Gesù e di Maria scomparendo agli sguardi di
    tutti, fuorché i loro.

San Giuseppe si è lasciato travolgere
dal Signore e condurre per strade misteriose. Ha rinunciato a capire e
ha accettato di credere, ha rinunziato a comandare e ha accettato di
obbedire.
Eppure, credendo, si è lasciato condurre dal Signore e
questi lo ha introdotto in un modo particolarmente intimo nel mistero
dell’Incarnazione e della salvezza.

San Giuseppe, questo
amabilissimo patrono della vita spirituale, ci aiuti ad essere molto
presenti solo al cuore e agli occhi di Dio, e quanti più saranno a
dimenticarsi di noi, tanto meglio, perché in questo nostro scomparire
agli occhi di tutti e agli stessi nostri occhi, il nostro io sappia
perdersi nella adorazione umile e silenziosa della infinita grandezza
dell’unico Dio e Signore nostro.

LA VITA DI SAN GIUSEPPE


Giuseppe nacque probabilmente a Betlemme, il padre si chiamava Giacobbe
(Mt 1,16) e pare che fosse il terzo di sei fratelli. La tradizione ci
tramanda la figura del giovane Giuseppe come un ragazzo di molto
talento e un temperamento umile, mite e devoto.

Giuseppe era un falegname che abitava a Nazareth. All’età di circa
trenta anni fu convocato dai sacerdoti al tempio, con altri scapoli
della tribù di Davide, per prendere moglie. Giunti al tempio, i
sacerdoti porsero a ciascuno dei pretendenti un ramo e comunicarono che
la Vergine Maria di Nazareth avrebbe sposato colui il cui ramo avrebbe
sviluppato un germoglio. "Ed uscirà un ramo dalla radice di Jesse, ed
un fiore spunterà dalla sua radice" (Isaia). Solamente il ramo di
Giuseppe fiorì e in tal modo fu riconosciuto come sposo destinato dal
Signore alla Santa Vergine.

Maria, all’età di 14 anni, fu data in sposa a Giuseppe, tuttavia ella
continuò a dimorare nella casa di famiglia a Nazareth di Galilea per la
durata di un anno, che era il tempo richiesto presso gli Ebrei, tra lo
sposalizio e l’entrata nella casa dello sposo. Fu proprio in questo
luogo che ricevette l’annuncio dell’Angelo e accettò: "Eccomi, sono la
serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38).

Poiché l’Angelo le aveva detto che Elisabetta era incinta (Lc 1,39),
chiese a Giuseppe di accompagnarla dalla cugina che era nei suoi ultimi
tre mesi di gravidanza. Dovettero affrontare un lungo viaggio di 150 Km
poiché Elisabetta risiedeva ad Ain Karim in Giudea. Maria rimane presso
di lei fino alla nascita di Giovanni Battista.

Maria, tornata dalla Giudea, mise il suo sposo di fronte ad una
maternità di cui non poteva conoscerne la causa. Molto inquieto
Giuseppe combatté contro l’angoscia del sospetto e meditò addirittura
di lasciarla fuggire segretamente (Mt 1,18) per non condannarla in
pubblico, perché era uno sposo giusto. Infatti, denunciando Maria come
adultera la legge prevedeva che fosse lapidata e il figlio del peccato
perisse con Lei (Levitino 20,10; Deuteronomio 22, 22-24).

Giuseppe stava per attuare questa idea quando un Angelo apparve in
sogno per dissipare i suoi timori: "Giuseppe, figlio di Davide, non
temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato
in Lei viene dallo Spirito Santo" (Mt 1,20). Tutti i turbamenti
svanirono e non solo, affrettò la cerimonia della festa di ingresso
nella sua casa con la sposa.

Su ordine di un editto di Cesare Augusto che ordinava il censimento di
tutta la terra (Lc 2,1), Giuseppe e Maria partirono per la città di
origine della dinastia, Betlemme. Il viaggio fu molto faticoso, sia per
le condizioni disagiate, sia per lo stato di Maria oramai prossima alla
maternità.

Betlemme in quei giorni brulicava di stranieri e Giuseppe cercò in
tutte le locande, un posto per la sua sposa ma le speranze di trovare
una buona accoglienza furono frustrate. Maria diede alla luce suo
figlio in una grotta nella campagna di Betlemme (Lc 2,7) e alcuni
pastori accorsero per fargli visita e aiutarli (Lc 2,16).

La legge di Mosè prescriveva che la donna dopo il parto fosse
considerata impura, e rimanesse 40 giorni segregata se aveva partorito
un maschio, e 80 giorni se femmina, dopo di che doveva presentarsi al
tempio per purificarsi legalmente e farvi un’offerta che per i poveri
era limitata a due tortore o due piccioni. Se poi il bambino era
primogenito, egli apparteneva per legge al Dio Jahvè. Venuto il tempo
della purificazione, dunque, si recano al tempio per offrire il loro
primogenito al Signore. Nel tempio incontrarono il profeta Simeone che
annunciò a Maria: "e anche a te una spada trafiggerà l’anima" (Lc 2,35).

Giunsero in seguito dei Magi dall’oriente (Mt 2,2) che cercavano il
neonato Re dei Giudei. Venuto a conoscenza di ciò, Erode fu preso da
grande spavento e cercò con ogni mezzo di sapere dove fosse per poterlo
annientare. I Magi intanto trovarono il bambino, stettero in adorazione
e offrirono i loro doni portando un sollievo alla S. Famiglia.

Dopo la loro partenza, un Angelo del Signore, in apparizione a
Giuseppe, lo esortò a fuggire: "Alzati, prendi con te il bambino e sua
madre e fuggi in Egitto, e sta la finché non ti avvertirò; perché Erode
sta cercando il bambino per ucciderlo" (Mt 2,13).

Giuseppe si mise subito in cammino con la famiglia (Mt 2,14) per un
viaggio di circa 500 Km. La maggior parte del cammino si svolse nel
deserto, infestato da numerose serpi e molto pericoloso a causa dei
briganti. La S. famiglia dovette così vivere la penosa esperienza di
profughi lontano dalla propria terra, perché si adempisse, quanto era
stato detta dal Signore per mezzo del Profeta (Os XI,1): «Io ho
chiamato il figlio mio dall’Egitto» (Mt 2,13-15).

Nel mese di Gennaio del 4 a.C, immediatamente dopo la morte di Erode,
un Angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli
disse: «Alzati, prendi il bambino e sua madre e và nella terra
d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il
bambino» (Mt 2,19). Giuseppe obbedì subito alle parole dell’Angelo e
partirono ma quando gli giunse la notizia che il successore di Erode
era il figlio Archelao ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno,
si ritirò nella Galilea e andò ad abitare in una città chiamata
Nazareth, perché si adempisse quanto era stato detto dai profeti: «Egli
sarà chiamato Nazareno» (Mc 2,19-23).

La S. famiglia, come ogni anno, si recò a Gerusalemme per la festa di
Pasqua. Trascorri i giorni di festa, si incamminarono verso la strada
del ritorno credendo che il piccolo Gesù di 12 anni fosse nella
comitiva. Ma quando seppero che non era con loro, iniziarono a cercarlo
affannosamente e, dopo tre giorni, lo ritrovarono al tempio, seduto in
mezzo ai maestri, mentre li ascoltava. Al vederlo restarono stupiti e
sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo
padre e io, angosciati ti cercavamo». (Lc 2,41-48).

Passarono altri venti anni di lavoro e di sacrificio per Giuseppe
sempre accanto alla sua sposa e morì poco prima che suo figlio
iniziasse la predicazione. Non vide quindi la passione di Gesù sul
Golgota probabilmente perché non avrebbe potuto sopportare l’atroce
dolore della crocifissione del Figlio tanto amato.

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SONOHRA – L’Amore

DEDICO QUESTO INTERVENTO ALLA CANZONE VINCITRICE DEL FESTIVAL DI SANREMO 2008
NELLA CATEGORIA "GIOVANI (NUOVE PROPOSTE)",
"L’AMORE"
DI DIEGO E LUCA FAINELLO, IN ARTE "SONOHRA",
NOSTRI FRATELLI VERONESI.
 
 
ECCO IL TESTO DELLA CANZONE:
 
Guardo il cielo e non vedo altro colore
solo grigio piombo che mi spegne il sole,
l’unica certezza è gli occhi che io ho di te.

Due fotografie è tutto ciò che rimane,
sul mio letto il vento le fa volare,
la distanza che ci divide fa male anche a me.

Se non vai via, l’amore è qui.

Sei un viaggio che non ha ne’ meta ne’ destinazione,
sei la terra di mezzo dove ho lasciato il mio cuore.
Sono solo anch’io, come vivi tu, cerco come te…
L’amore.

Quel che so di te è soltanto il tuo nome,
la tua voce suona in questa canzone.
Musica e parole emozioni che scrivo di noi.

Se non vai via, il mondo è qui.

Sei un viaggio che non ha ne’ meta ne’ destinazione,
sei la terra di mezzo dove ho lasciato il mio cuore.
Sono solo anch’io, come vivi tu, cerco come te…
L’amore.

Cambia il cielo i tuoi occhi no,
come vetro è l’amore che sei.

Sei un viaggio che non ha ne’ meta ne’ destinazione,
sei la terra di mezzo dove ho lasciato il mio cuore.
Sono solo anch’io, come vivi tu, cerco come te…
L’amore.

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CANTO DI ADORAZIONE E DI LODE

Luce del mondo
nel buio del cuore
vieni ed illuminami.
Tu mia sola speranza di vita,
resta per sempre con me.

Sono qui a lodarti, qui per adorarti, qui per dirti
che Tu sei il mio Dio
e solo Tu sei Santo, sei meraviglioso, degno e glorioso sei per me.

 Re nella
storia e Re nella gloria, 
 sei sceso in terra fra noi,.
 Con umiltà il Tuo trono hai lasciato
per dimostrarci
il Tuo amor.

Sono qui a lodarti, qui per adorarti, qui per dirti
che Tu sei il mio Dio
e solo Tu sei Santo, sei meraviglioso, degno e glorioso sei per me.

Non so quant’è
costato a Te 
 morire in croce lì per me.
Non so quant’è
costato a Te 
 morire in croce lì per me.
Non so quant’è costato a Te 
 morire in croce lì per me.
Non so quant’è costato a Te 
 morire in croce lì per me.

Sono qui a lodarti, qui per adorarti,
qui per dirti che Tu sei il mio Dio
e solo Tu sei Santo, sei meraviglioso, degno e glorioso sei per me.

Sono qui a lodarti, qui per adorarti, qui per dirti
che Tu sei il mio Dio
e solo Tu sei Santo, sei meraviglioso, degno e glorioso sei per me.

Sono qui a lodarti, qui per adorarti, qui per dirti
che Tu sei il mio Dio
e solo Tu sei Santo, sei meraviglioso, degno e glorioso sei per me.

Non so quant’è
costato a Te 
 morire in croce lì per me.
Non so quant’è costato a Te 
 morire in croce lì per me.

Sono qui a lodarti, qui per adorarti, qui per dirti
che Tu sei il mio Dio.

Questo canto di Adorazione è stupendo.
Offro anche la possibilità di scaricare l’mp3 nella sezione "IL SIGNORE",
dove sono disponibili anche altri canti religiosi,
come nella sezione "MARIA SANTISSIMA".
Pace e Bene a tutti e Buon Ascolto!!!


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AGGIORNAMENTI

Carissimi Amici
è con immensa gioia che questa sera riapro il mio blog. E’ da tanto che non scrivo, come potete ben vedere dall’ultimo post che ho inserito; è infatti datato 1° novembre 2007, in riferimento alla solennità di tutti i Santi. Spero da oggi di aggiornare il blog più spesso. Nel blog già da tempo sono presenti alcuni file di canzoni da poter ascoltare o scaricare liberamente. Da oggi inserirò nuove sezioni, che spero piacciano ai visitatori. Vi ricordo volentieri nella preghiera e spero che anche voi facciate lo stesso. Un abbraccio fraterno nel Signore e a presto. Fratel Roberto.
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