IL MIO PRIMO ANNO DI NOVIZIATO

Il primo anno
di noviziato l’ho passato ad Intra, a Villa Iride. Nel primo periodo vissuto lì
pensavo che quella non fosse una casa adatta per il noviziato: mi sembrava
chiusa, il che non è sbagliato per il noviziato, ma forse il fatto di essere da
solo come novizio e, quindi, non avere l’opportunità di vedere e parlare con
giovani della mia età, dava alla casa una certa tonalità di tristezza. Poi, col
passare dei giorni, mi sono reso conto che, invece, era una casa buona, perché
abbastanza calma, caratteristica necessaria per i Preti che ospitiamo, e perché
mi aiutava a vedere nel concreto a cosa si è chiamati, per chi si è chiamati.
L’articolo 9 ci ricorda il fine della nostra vocazione e missione: “Onorare e imitare Gesù Sacerdote…
riprodurre nella santità di vita le attenzioni di Gesù per quelli che aveva
chiamato perché stessero con lui… fare proprie le sofferenze del Cristo e
partecipare al suo mistero di riparazione”
. La presenza di alcuni Preti
Ospiti (il mio è stato un anno abbastanza pieno) con problemi anche difficili e
situazioni molto dolorose, mi hanno dato la possibilità di toccare con mano,
anche se solo in parte, ciò a cui il Signore chiama nella Congregazione di Gesù
Sacerdote.

Stare con i
Preti è stato un punto fermo per me a villa Iride. Non si è trattato di fare
grandi cose: aiutarli in qualche servizio, andare a fare delle passeggiate,
pregare con loro, a prendere l’acqua alla fonte Carlina, chiacchierare,
accogliere alcuni loro sfoghi, che non sapevano a chi raccontare. Ricordo di
quel giorno che un Prete si sfogò con me, perché era stanco di stare da noi e
voleva tornare nella terra dov’era missionario. Offese la Congregazione e,
quindi, anche me, dicendo che noi siamo falsi perché non amiamo i Sacerdoti.
Capii, però, che quelle parole le aveva dette in un momento di rabbia.
Consapevole di essere poco d’aiuto, raccontai l’accaduto a padre Albino, perché
potesse lui aiutarlo più concretamente. Mi proposi di aiutarlo con la preghiera
e con la mia amicizia. Fondamentale è ricordare ciò che padre Venturini scrisse
da Sanremo riguardo ciò nell’Esortazione del 7 marzo 1941, XXIX anniversario
della prima ispirazione dell’Opera: “Amiamo,
e più di tutti perché più bisognosi, anche quei pochissimi che hanno deviato
dal retto sentiero: aiutiamoli, anche a costo della vita, perché ritornino al
Cuore Sacerdotale di Gesù, ricambiamo con carità anche maggiore quei torti che
da questi potrebbero venirci, desiderosi come dobbiamo essere di vederli
riabilitati e rimessi nella divina amicizia”
. Quindi ricambiare con carità
anche coloro che ci offendono, che non ci sono riconoscenti, perché soprattutto
per loro siamo chiamati dal Signore. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale merito ne
avete?”
(Mt 5,46 – Lc 6,32).

Ricordo poi un Prete che ha vissuto una situazione molto
dolorosa: parlava poco, si rinchiudeva in se stesso nella sua camera. Un giorno
cominciò a non presentarsi più a tavola per il pranzo e la cena. I primi giorni
accettò che gli fosse servito il pasto in camera, poi, improvvisamente, disse
di non voler mangiare niente; lasciavamo il vassoio nella sua camera, ma non
prendeva niente. Quando poi un giorno cominciò a risponderci di no, senza
aprirci più la sua stanza, avvisammo i suoi Superiori, i quali vennero a
prenderlo per portarlo in un centro specializzato per essere sottoposto ad
alcune cure. Ricordo ancora perfettamente quel giorno in cui vennero tre
Sacerdoti per “portarlo via”. Non voleva andarsene. Voleva rimanere. Ci hanno
messo due ore per farlo salire su quella macchina. Quando gli ho servito la
pastasciutta, che non ha mangiato, mi tremavano le mani. È molto doloroso
vedere un Prete soffrire così e non potere fare quasi niente. Certo, si può
pregare, che è la cosa più importante, dalla quale deriva tutto il resto, ma ci
si sente in ogni caso impotenti. Mi viene allora alla mente quello che i medici
dissero al nostro Fondatore riguardo padre Romeo Carniato: “Guardi, padre, che
rimarrà probabilmente cieco”. Padre Venturini rispose: “Anche se dovesse
rimanere cieco, sarà capace di pregare per i Preti ed offrire la propria
sofferenza per loro”. Abbiamo visto che sta avvenendo proprio questo. Ho avuto
paura, quando questo Sacerdote stava male, perché temevo che potesse compiere
qualche gesto azzardato. Quando un giorno uscì con la sua auto di buon mattino
senza avvisare nessuno e tornò solo a tarda sera non ebbi un attimo di pace;
continuavo a domandare a fratel Antonio se l’aveva visto tornare, se aveva
telefonato: temevo non tornasse più. Quando suonò al cancello, corsi a
rispondere e, accertatomi che fosse lui, aprii il cancello ringraziando il
Signore e corsi verso di lui.

Ora sono contento, perché, grazie a Dio, questo Prete sta
meglio e ha ripreso a svolgere il ministero nella sua Diocesi. È venuto anche a
farmi visita qui a Zevio insieme con un altro Prete, che è stato Ospite da noi.
Pensate, sono venuti proprio il 7 marzo, il giorno dell’Anniversario della
prima ispirazione dell’Opera: si sono fermati per l’adorazione, i vespri e la
cena.

Questa voce è stata pubblicata in Riflessioni Personali. Contrassegna il permalink.

5 risposte a IL MIO PRIMO ANNO DI NOVIZIATO

  1. laura ha detto:

    tanti auguri allora..io son tornata..ma non sarò presentissima…lo studio mi chiama,.esami vicini..ti abbraccio e a presto!

  2. Marco ha detto:

    Ciao fratello, passo per un saluto!
    Dio ti benedica

  3. Annamaria ha detto:

    Ciao come va?Un abbraccio…

  4. Lachesis ha detto:

    Ciao , ero passata un pò di tempo fa , en dato che il tempo a mia disposizione è discreto ho pensato di venire a leggere ciò che scrivi .
    Sinceramente non mi va di commentare ciò che accade con il video dalla BBC , trovo questa cosa solo un\’assurdità per aumentare l\’odio verso un\’istituzione religiosa . La questione ha la sua importanza ma non credo debba essere usata come strumento per allontanare la gente dal credo .Io mi chiedo spesso una cosa , ci sono gli atei e gli anticlericali , loro hano una posizone ben precisa però non sono riuscita a capire il loro accanirsi verso chi crede .Dal mio punto di vista credo che l\’ateo anche se crede che Dio sia un\’illusione non ha alcun motivo per togliere Dio a chi crede che esso non sia un\’illusione , forse si dovrebbe capire che in Dio risiede la speranza .. e che male c\’è a sperare?
    nn so neanche se mi sono ben spiegata.. in ogni caso ti lascio un saluto .ciao

  5. enzo ha detto:

    ciao robert sono contento che mi hai contattato,infatti il mio desiderio era quello di poter diffondere il vangelo con il versetto inserito nel mio blog ,nella speranza di avere contatti.infatti per mezzo di quel versetto ho la certezza di avere la vita eterna in Cristo.
    ho notato che sei un prete,mentre io sono un cristiano evangelico e su Cristo è basato la nostra fede per mezzo di Dio.spero di risentirti ciao e Dio ti benedica

Lascia un commento